home is where I want to be
A 14 anni ho avuto il mio primo computer, grigio ingombrante e di seconda mano. Lo amavo.
E anche la connessione internet, con un doppino di rame attaccato alla presa telefonica. A casa era impossibile chiamare, sempre occupato.
Sono 10 anni che convivo con internet e per buona parte di essi ho avuto un blog, quando non faceva Figo, non conoscevi (tanta) gente che la pensava come te e non ti regalavano mai nulla per quello che buttavi nella rete. Era rudimentale e introspettivo come solo il diario segreto di un adolescente può esserlo. Era bellissimo.
Quel piccolo spazio di etere lontano dalla realtà mi ha regalato tante piccole fughe dalle frustrazioni, mi ha sollevato il morale e soprattutto mi ha fatto trovare l’amore. Per quello che mostravo di me, cioè tutto. I miei sentimenti nudi, le ansie fagocitate e fatte esplodere come polvere di stelle.
Ora quel piccolo giardino segreto non c’è più, io sono cresciuta e la piattaforma che utilizzavo è morta sotto il peso degli anni e di una concorrenza sempre più schiacciante (magari ogni tanto potrei fare un revival dai miei vecchi post, un po’ come sfogliare un album dei ricordi ingialliti dal tempo(che quello telematico si sa, corre molte più veloce di noi!)
Ma credo di avere un po’ nel sangue questa storia del blog, non tanto perché fa fico, quanto, più che altro, perché ho iniziato a esternare le mie paturnie su un pezzo di carta a 7 anni. Un bel quadernino con il lucchetto, con la copertina azzurra gommosa e le pagine ocra rivide e spesse.