Sulla mia faccia || Marzo

Febbraio è stato un mese breve e sempre troppo pieno di concitazione per passare inosservato.
I prodotti che ho utilizzato maggiormente in questo periodo, invece, non sono esattamente degni di particolare nota. L’ambiente, la necessità di una resistenza sopra le 10 ore mi hanno costretto a rivedere la mia routine mattutina in fatto di make up. Vado sul sicuro, non perdo troppo tempo sugli occhi, forte del fatto di avere due fanali al posto degli occhiali da vista e cerco di curare al meglio la base in modo da garantirmi la massima durata possibile.

Ma ora passiamo a noi. Cosa si è ritrovato faccia a faccia con la mia pellaccia nelle ultime settimane?

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They’r real – Benefit
Questo mascara è stata davvero il risultato di cinque minuti di follia da shopping compulsivo. Io paladina del prodotto giusto la prezzo giusto, mi sono ritrovata a sborsare più di 24 sudati euro per un mascara. Io, che ho delle ciglia che non chiedono miracoli ma giusto un pò di nero, mi sono lasciata ammaliare da un packaging carino e la promessa di ciglia da favola che non ho mai rincorso.
Ma che vi devo dire? Fa davvero delle belle ciglia, le “ingrossa” senza appiccicarle, non cola durante la giornata, mi piace l’applicatore – anche se non uso mai la punta dello scovolino, Rispenderei tutti quei soldi per un mascara? A mente fredda vi rispondo di no, ma it’s marketing baby e nessuno meglio di me se ne può rendere conto.

 Fatchmaster Mac – 1.0 (notare la zozzaggine della pompetta)
mi piace soprattutto perché non ho problemi di colorazione. La maggior parte dei fondotinta sulla mia pelle si ossidano dopo qualche ora. Il matchmaster, per quanto davvero chiaro, una volta steso si uniforma perfettamente alla mia carnagione. Tra i molti fondotinta Mac che ho provato è quello che ha il miglior equilibrio tra copertura e leggerezza sulla pelle – anche se a mio avviso quasi tutti i fondotinta di Mac sono abbastanza pesanti.

Naked Basics Urban Decay
è ormai la mia piccola certezza in fatto di sfumature veloci. Non riesco ancora a capire come si possa fare un’intero trucco con questa palatina, mi rendo anche conto che i colori sono così basici che se ne trovando dupe perfetti decisamente più economici. Quello che mi spinge ad amarla pur rendendomi conto dei suoi limiti è la facilità di sfumatura e la texture davvero impalpabile – è davvero difficile fare pastrocchi!- e il packaging compatto e solido (sì compro tanto con gli occhi)

Supeliner Ultra precision L’Oreal
Da quando l’ho comprato (alla vigilia di Natale, in Stazione Centrale…tu chiamalo se vuoi acquisto d’impulso) ho letteralmente abbandonato tutti gli altri eye-liner in mio possesso. Lo trovo facilissimo da usare, ha un pennellino abbastanza rigido e piccolo da permettere una linea sottile e precisa; allo stesso tempo il colore è pieno e sempre scorrevole, ultrabrillante. Insomma, mettere l’eye-liner quando si hanno cinque minuti prima di prendere la metro non è più un sogno irrealizzabile per me.

Beauty Secret Concealer Madina 
Questo simpaticissimo corretto dal poco simpatico packaging argentato, è finito tra i prodotti che il mio ragazzo mi ha regalato dopo aver visto l’espressione di amore nei miei occhi davanti al negozio Madina a Milano (come farei senza di lui…). In questo periodo sto meravigliosamente usando anche il prolongwear di Mac e le mie aspettative nei confronti di questo prodotto non erano esattamente altissime. Invece mi sono ritrovata ad usarlo prima di un week-end fuori porta (si, giuro che almeno il giorno prima ho verificato la tenuta – che wannabebeautyblogger sarei altrimenti?) ed è stato un colpo di fulmine. Lo trovo molto pratico, anche se il formato non il pennellino mi dà sempre l’idea di sprecare troppo prodotto. In più è abbastanza coprente e non troppo secco (questo comporta un tempo di asciugatura leggermente più lungo di altri – ma siamo sempre sull’onda di una ventina di secondi). La ciliegina sulla torta? bel colore aranciato ma “con garbo” e ottima durata. Nei momenti di fretta feroce ha sostituito il correttore eletto.

– Puderrouge Alverde – 07 Flamingo
Questo blush è pura libidine. Trovo che il colore vada perfettamente d’accordo con il mio incarnato: è un colore delicato, ma allo stesso tempo visibile quel tanto che basta per dare un aspetto sano al viso. Si sfuma con una velocità supersonica ed ha una durata egregia – non è che lo ritrovate perfettamente intatto dopo una lunga giornata ma sul mio viso le sue 7 ore le fa. Da quando l’ho acquistato è stata la certezza delle 7:30.

– Selected Sheer Pressed –  Mac NC 25
Ero partita con l’dea di avere una cipria di quelle d’urto, in rado di completare il lavoro di copertura della base. Sotto consiglio della bravissima addetta vendita Mac sono tornata a casa con lei – i sembrava un pelino troppo scuro, un pelino troppo poco coprente. Ho fatto bene a fidarmi: la polvere sottile non fa effetto mascherone come mi capita con molte altre ciprie, è luminosa e dona un aspetto salutare, è duratura e vellutata. Il colore aiuta a mitigare l’effetto “carta bianca” che la mia pelle e il fondotinta mi danno. Se ve lo state chiedendo non fa effetto abbronzato (non sia mai, giuda ballerino!), ma scalda leggermente l’incarnato.

– Gel fissante Alverde –  01 blond
Non sarà mai come il mio grande amore – il gel Essence – ma è un prodotto decente che mi permette di avere le sopracciglia a posto in un baleno. Il colore è delicato e lo scovolino abbastanza spesso e fitto da dare un leggero effetto infoltente. Sulla durata avrei qualcosa da ridire, dopo qualche ora di sauna (tra metro e aula) le sopracciglia iniziano a prendere le vie del signore degli anelli. Per questo me lo porto in borsa e do una risistemata nei momenti di pausa

– Eyeliner Gel Matte Inglot – 87
Ho sentito diverse review non troppo felici su questo prodotto. Io continuo ad amarlo. In primis per il colore che trovo meraviglioso. In più con il mio fidato pennello inglot e qualche tentativo non troppo felice, ora riesco ad applicarlo velocemente e una volta asciugato rimane dov’è fino a quando non mi strucco. Non ho nulla da rimproverargli, è il fedele alleato delle mattine in cui ho voglia di colore ma non di mettermi a bisticciare con le sfumature. Continua ad essere amore.

Fell my pulse Mac (E.L. Temperature Rising)
Quando lo comprai, mi ero un pò pentita di averlo preferito ad Heroine. Sono un’amante dei “rossetti stucco” – quelli che rimangono sulle labbra a tempo indeterminato lasciandoti le labbra simili a due pareti scartavetrate male – e ho sempre paura che i cremesheen come il rossetto in questione, durino il tempo di un caffè.
Questo rossetto ha una buona confortevolezza che non fa iniziare a sudare ancora prima di salire sulla M1 e una durata ineccepibile sulle mie labbra: dura tranquillamente fino alla pausa pranzo, quando ha bisogno di un minimo ritocco per tornare al suo pieno splendore.
Trovo che il colore sia meraviglioso, un viola/magenta molto luminoso che conferisce colore e denisce anche un trucco molto semplice. Se ve lo state chiedendo, si l’uso principale che ne faccio io è al mattino. E no, non è troppo acceso, poco adatto. Per me la questione potrebbe finire qui, ma sarei felice di sentire i vostri punti di vista nei commenti.

E voi avete folleggiato per qualche prodotto che poi (fortunatamente) non vi ha deluso? vi siete innamorate così tanto di qualcosa da non riuscire più a farne a meno tutti i giorni?

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Il tempo nella mia vita milanese sembra risucchiarsi in un buco nero di project work, lezioni, aperitivi, vagoni della metropolitana, esami da dare, ansie da colloqui, una casa da mandare avanti e sprazzi inermi di vita sociale.
Ma avevo in mente già da un po’ di tempo (cacchio, quasi un anno…) di iniziare una piccola rubrica, in cui parlare di altre piccole passioni che accompagnano la mia quotidianità, oltre all’inseparabile trucco. Consigli – o meglio farfuglianti – settimanali su argomenti di cui sono una grande appassionata.
Perché PandaConsigli vi chiederete? Lo so, questi simpaticissimi animaloni in via di estinzione non sono esattamente la figura che una donna assocerebbe a se stessa. Ma per quanto mi piacerebbe essere una gatta ammaliante, una pantera o una leggiadra farfalla, io sono, inesorabilmente una Panda Girl. Sono goffa, affettuosa, dormigliona, lunatica e un’inguaribile ottimista, che mi pone di diritto nella categoria delle specie in via di estinzione. Non farò strage di cuori, ma una volta che la scintilla è scoccata, romperla è davvero difficile.

Spero vi piaccia l’idea e soprattutto che partecipiate al dibattito. raccontandomi un po’ se conoscete, vi piace, vi fa schifo…ma ora passiamo ai fatti!

Il meglio di questo caotico 2013 che sta per finire. 

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è stato davvero un anno complicato, di quelli che senti i trecentosessantacinque giorni tatuati addosso, come segni inequivocabili del tempo che si porta via la superficialità e la spensieratezza.

Musica
Ecco con la musica ho un rapporto davvero sincopato. Ci sono i momenti in cui il mio unico obiettivo è scovare artisti nuovi, e passo settimana a scandagliare il favoloso mondo di Spotify e Deezer, senza dimenticare l’onnipresente youtube, che non è utile solo per vedere video sul make-up (anzi…)
E poi ci sono i momenti in ascolto ossessivamente un po’ sempre le stesse canzoni, fino a che non sono entrate dentro, fino a che quando sento le prime note, la scarica di adrenalina si trasforma in un pezzetto del mio corpo.
E di gente così quest’anno ce n’è stata un pò. Gente figa. Che regalerei un pezzetto di fegato per vedermi un loro concerto.
. Wilko
. Muford & sons
. Tame Impala
. Timber Timbre
Ma soprattutto loro, gli immensi The National, che regalano performance live davvero mozzafiato.


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Film
Il 2013  ha portato tante visioni, ma davvero pochi capolavori degni di essere ricordati.
Ma quello che davvero vorrei non dimenticare mai di questo duemilatredicidicrisi è la piccola perla-capolavoro del miglior regista in circolazione al momento. Una fiabesca storia d’amore. Innocente e infantile. Che racconta della forza di volontà e della perseveranza, quando si tratta dei propri sogni.
Una fotografia patinata, piena di simmetrie, colori anni ’60 e una colonna sonora in simbiosi perfetta con le scene.
Sto parlando di Moonrise Kingdom, ultimo uscito dalla mente di quel gran genio di Wes Anderson. Spero che tutti lo abbiate visto. E se così non  stato correte “a noleggiarlo”.moonrise_kingdom.001

Libri
Ok, faccio pubblica ammenda, quest’anno ho letto un sacco di libri di cui mi vergogno un po’. Che poi lo so che non bisogna giudicare titoli e autori, che leggere è bello in modo assoluto e che l’importante è che la gente prenda in mano un libro. Ma anche no, perché vi prego non ditemi che Fabio Volo è uno scrittore e che quello che esce con il suo nome sopra è un romanzo. Lo so, sono razzista, ho provato ad avere vedute aperte e liberali ma proprio non ce la faccio, mi sale la bile ogni volta che butto uno sguardo alla classifica delle librerie: non so se è peggio il pensiero che le persone amano veramente quello che Volo dice o che preferiscono buttarsi direttamente sulle ricette di Benedetta Parodi. Santo Nume della scrittura aiutami tu.
Detto questo passiamo ai miei peccati: ho letto un sacco di libri da adolescenti sfigate, direi che me li sono divorati, di serie in serie, come una Tank Girl che si rispetti. E alcuni di questi (no lo so che la maggior parte non meritavano l’attenzione di una persona che si bea di essere un’amante dei capolavori russi) secondo me meritano un pochino del mio interesse. Ok, non saranno mai delle pietre miliari della letteratura, ma sono ben fatti e credo che aiutino ad avvicinare le quindicenni tutte tumblr e instagram ai libri.  Ma di questo ne pareremo prossimamente, perché son davvero tanti (vi spaventate se vi dico il numero di libri? vi do un piccolo indizio, il numero è di due cifre e la prima è il doppio della seconda :P)

Passando a qualcosa di un tantino più adulto e più dignitoso per la mia storia di lettrice, anche quest’anno è un libro russo ad aver meritato il premio per “nuova fondamenta di vita”.
I fratelli Karamazov è probabilmente il più bel romanzo che abbia mai letto (e pensare che dopo delitto e castigo e le notti bianche ero convinta che Dostojievsky non facesse per me). Tre fratelli, tre modi di vedere la vita e affrontare le avversità completamente antitetiche, vie che si allontanano per poi incrociarsi davanti alla catastrofe. Mondi contrapposti che sono guidati dalla medesima brama, perché essere un Karamazov, non è solo avere lo stesso sangue, è non riuscire a sedare il proprio demone interiore.
In sintesi, amanti della letteratura classica o no, leggetelo questo libro. Che un pò la vita ve la cambia davvero.

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In fondo a questa rapida carrellata dei miei migliori ricordi culturali dell’anno passato, volevo anche annunciarvi che ho aperto (anzi, sto cercando di aprire) una pagina su Facebook:
https://www.facebook.com/thelovecatsmakeup
Potete anche seguirmi su Instragram, il mio nickname è babyvogue; posto un sacco di scemenze, tra cui una buona quantità di trucchi 🙂

Come avrete notato ho davvero poco tempo per preparare i contenuti (e sono una persona davvveeeero lenta, sarà forse a causa del mio essere dannatamente prolissa?) ma mi piace troppo essere in contatto con questo mondo e da buona italiana geek un po’ più della media, sui social non posso che essere sempre presente.
Spero passerete anche lì, io intanto vado a fare amicizia con voi 🙂

I Panda Consigli #1||duemilatredici.

Ovvero, avere un bagno grande ha il suo gran perché.
Nella nuova casa milanese sono riuscita a sistemare i miei prodotti in modo quasi umani e mi sento quasi in colpa per il mio piccolo spazio sopra la lavatrice che avevo a Roma (che giuro, appena ritrovo le foto fatte prima di partire pubblico per non farmi prendere per matta).

Come sempre mi piace iniziare con una puntualizzazione. So che molte persone non dedicano tanto spazio ai propri trucchi in casa. So anche che se faccio un calcolo complessivo del valore monetario della roba che ho potrebbe venirmi un coccolone. MA è una cosa che amo, sono cose che uso, soprattutto sono cose che mi fanno stare bene e sorridere.
Ci sono donne che compensano comprando scarpe e vestiti senza soluzione di continuità, ecco io potrei rabbrividire di fronte ai vostri armadi e alle vostre scarpiere. Potrebbe venirmi l’ansia al pensiero di chi butta soldi comprando solo primi prezzi al supermercato, a chi usa la macchina per fare 100 metri e spendi centinaia di euro in benzina, a chi non sa rinunciare ad andare dall’estetista una volta a settimana per farsi la manicure o dal parrucchiere per la piega. Ognuno ha bisogno di qualcosa per sentirsi se stesso e farlo senza remore. Io ho i trucchi (tra le mille altre cose, eh!).

Durante il trasloco, che da brava pigra è durato un sacco di tempo, mi sono resa conto di quanti prodotti inutili tenessi nel mio stash e che ogni mattina mi rendevano la vita davvero difficile. Il tempo dedicato al trucco diventava l’epopea de “Alla ricerca dell’ombretto perduto”.
Ho quindi deciso di ridurre notevolmente i prodotti da tenere a portata di mano e di lasciare all’interno del mobiletto del bagno, pronti per essere utilizzati quando ho qualcosa più di 10minuti10 per uscire di casa presentabile (no, è inutile che mi tenga i pigmenti in mezzo alle mani quando so che non li utilizzerò mai se non ho almeno una mezzoretta per ripulirmi la faccia dai fall-out).

In più, come se non fossi già abbastanza geniale, nella furia del trasloco avevo dimenticato una delle fondamentali scatole “bagno” – in cui avevo riposto con tanto amore tutti i miei cassettoni Muji.
Mi sono dovuta arrabattare un po’ e ho quindi deviato versoio sfigatissimo mobilitino ikea (sì, l’ho colorato da sola e si vede) in cui prima tenevo i materiali da disegno.

Questa soluzione in realtà non mi dispiace troppo, la trovo bella compatta, anche se i miei pennelli necessitano di una sistemazione un tantino più ariosa (credono che, stretti come i cinesi, comincino a odiarsi e avere qualche problema di convivenza).

Dopo tutto questo inutile sproloquio passiamo alle biutistescion vera e propria.
Ma voglio fare una piccola premessa: come avrete modo di vedere molti prodotti saranno sporchi e pieni di ditate, i cassettoni ospiteranno qualche residuo di mina… Ecco, questa è la realtà, di cosa mi ritrovo davanti ogni mattina. Sinceramente, non mi sembrava onesto né verso di voi, né tantomeno nei confronti della donna pasticciona che sono, mettere in questo spazio che rappresenta me, una beauty station perfettamente ordinata e pulita giusto il tempo di fare due foto.
(leggi: non voglio sentire commenti del tipo “ma quant’è sporco!”, “ma che schifo!” – I show you mine if you show me yours)

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Eccola qui in tutta il suo essere arrabattato ma con stile. A parte l mobiletto ho naturalmente monopolizzato tutto il ripiano con i miei profumi, scatole (ancora vuote ma è importante marcare il territorio), una scatola di campioncini (non c’è nella foto – che tengo in bella vista per riuscire a smaltirli più velocemente) e i miei prodotti per i capelli (mollettone, forcine e cerchietti indispensabili quando si hanno capelli chilometrici).

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Sulla parte di appoggio c’è davvero una piccola fiera dell’inutilità disordinata: oltre ai rossetti (che avranno preso nuova e più decorosa collocazione) e i pennelli (lo so che provate pena per loro) ho alcuni prodotti non esattamente di immediato utilizzo ma con i quali ho un forte legame affettivo, oltre ad avere un packaging particolarmente bello: la crema per il corpo Angel by Thierry Mugler (non so se nota ma la confezione è piana di glitter), regalo della mia migliore amica e una palette di Dior in edizione limitata di qualche anno fa, che mia madre mi ha regalato il giorno della laurea.
Si ho la tendenza maniacale a dover riempire gli spazi e “personalizzarli”, io lo chiamo “effetto poster teenager”, un po’ come quando a 13 anni avevo ogni centimetro dei muri della cambretta coperta da poster e fotografie.

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Nel cassetto più basso tengo, in ordine creativo e alternativo, tutti i prodotti che uso più frequentemente per la base: fondotinta, correttori, blush, l’unico prodotto da countiring che ho intenzione di possedere (Hoola di Benefit), un primer random (il porefessional di Benefit che posso dare anche sopra al make-up se vedo che non ci siamo proprio – gli altri li tendo nel “ripostiglio” visto che li uso in occasioni praticamente eccezionali), illuminanti e ciprie. Special guest: il pennello doppio di Kiko (non male) e che essendo appunto odiosamente doppio non posso tenere insieme agli altri, pena la distruzione di uno dei due pennelli.

L’idea futura, se mantengo questa disposizione, è quella di creare dei divisori interno per separare le categorie di prodotti, perché anche rovistare vuole il suo tempo e spesso finisce che prendo il primo blusa che mi capita tra le mani, dimenticandomi degli altri (forse ho scoperto perché outlook rosy sta finendo così in fretta)

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Nel secondo cassetto ho tutti i prodotti quotidiani per gli occhi, malamente mischiati tra loro nel vano tentativo di stringere alleanze intercosmetiche.
Quei due o tre prodotti che uso la mattina (se hai dieciminutidieci non puoi stare troppo attento alle sfumature, soprattutto se sei miope e non hai la mano ferma). Sì tu chiamala se cuoi tristezza, visto che campeggiano in primo piano sia la naked 1 che la basics. Lo so, lo so, sembro un’altra persona rispetto ai post di qualche mese fa. A mia discolpa posso solo dire che: in realtà di prodotti colorati ce ne sono tanti lì dentro (una quantità immonda di palette sleek, ombretti depottati, eye-liner colorati), e che se la mattina non hai nemmeno volgi di pensare schiaffarsi addosso un taupe luminoso e ‘na botta di marrone sulla piega (i tecnicismi sono sempre stati il mio forte) risolve complesse relazioni sinaptiche non riesco a mettere in moto prima di colazione.
Questa è la parte dove ho fatto le maggiori cernite, un po’ perché dopo are distrutta la mia ammatassa ultramatte di Sleek ho detto basta ai tentavi di depottaggio; un po’ perché mi rendevo conto che moltissimi prodotti li uso solo quando ho oggettivamente tempo.
L’unica cosa da cui non riesco proprio a separarmi sono i miei adorati ombretti in crema, da cui mi rendo conto ho una leggera dipendenza.

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Passando ai cassetti piccoli, nel primo da sinistra ho le mie matite occhi standard, quelle che a rotazione mette sempre, oltre ai miei inseparabili eye-liner (per la cronaca quello teal di Inglot è insieme agli ombretti in crema, visto che lo uso indistintamente in entrambi i modi). L’idea di metterne su poche mi permette anche di consumarle più velocemente, che non è proprio un male visto che tendo all’accumulo un po’ come i protagonisti di “sepolti in casa”. E si, quelli sono i residui di mina che non ho ancora avuto voglia di togliere.

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Nel cassettino centrale i prodotti per ciglia e sopracciglia, che si stanno inspiegabilmente moltiplicando (fischietta con fare vago), tra matite per le sopracciglia, highlighter, mascara, top coat, primer, ho un buon assortimenti prodotti…
Poca roba ma che devo sempre avere a portata di mano velocemente, se fosse pieno passerei metà dal tempo a imprecare Anakin Skywalker per trovare il mascara.

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Nell’ultimo cassetto, confesso che all’inizio non avevo per niente le idee chiara su coma metterci. Avevo pensato ai rossetti, ma la trovavo una sistemazione poco pratica; alla fine ho deciso di mettere i prodotti per capelli di piccole dimensioni che uso abbastanza di frequente. Come la Phyto, il moroccan oil, e qualche camioncino random di nasci argan che resiste ancora dal Comsoprof dell’anno scorso e che uso quando mi finisce lo shampoo.

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Infine, i rossetti. Tasto dolentissimo, perché a parte che nel trasloco un paio sono finiti nel paradiso degli amori perduti (Craving se sei in ascolto…torna a casa dalla mamma ç_____ç), è evidente come sia scomodo ogni mattina prendere il rossetto giusto, soprattutto se hanno più o meno tutto lo stesse packaging, e senza al contempo buttarne metà giù. Per ora cerco di limitare il più possibile i danni e medito sulla via d’uscita migliore (any suggestions?)

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Anche i pennelli sono in attesa di una riorganizzazione, per ora ho cercato di tenerli il più possibile puliti (anche se non si direbbe, lo so) visto che sono uno attaccato all’altro. Il problema vero sono i pennelli viso che hanno dimensioni ciclopiche. Ammetto comunque che anche inq usto sono abbastanza abitudinaria, rispetto a quanti sono quelli che uso con maggiore frequenza saranno 6, 7 al massimo. Però, ecco, i pennelli mi piace averli tutti davanti agli occhi, no non ho una rara forma di pennellofilia, però per me rappresentano un po’ tutto il percorso che ho fatto nel mondo beauty, dal primo “non applicatore in spugna” al “pennello da countiring”. Si, gli voglio tanto bene ai miei pennelli.

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La cosa che davvero mi manca di più è uno specchio sopra, bello comodo e illuminato, che mi eviti la famosa maratona mattutina dal cassetto al lavandino. Avrei puntato, da brava consumatrice non responsabile quale sono, quello di babyliss ma non ho ancora avuto la forza di spendere così tanto per qualcosa che non sono nemmeno sicura di dove posizionare.

Tutta la biutistescion è molto in divenire, non sono ancora sicura di tenerla così, o di tornare ai cassettoni Muji che nel frattempo sono sbarcati in terra meneghina. Sono ben accette consigli e suggerimenti; tutto è molto in divenire perché non sono soddisfatta al cento per cento, ma data la mia epocale accidia ogni cambiamento richiede tempi biblici.

L’anti biutistescion diventa borghese

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Best of. 2013.

Lo so, sono una donnina che non rispetta i patti presi. Mea culpa cibernetica, redux version.
Ma ora, passiamo alle cose serie…è stato un anno davvero intenso e particolare questo, soprattutto a livello cosmetico. Tanti (troppi) acquisti, sperimentazioni, rimpianti, tentativi semi-riusciti di routine. Alti e bassi, come sempre.

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Di prodotti ne ho provati tanti, lo ammetto. Mi sono lasciata conquistare da false promesse, packaging accattivanti, recensioni entusiaste. Ma la conta di quelli che hanno lasciato il segno, alla fine dei conti, è abbastanza esigua.
Per la scelta, ho aperto la mia postazione “ridotta” (giuro che ve ne parlo a breve!) e ho cominciato a ragionare su cosa, in primo luogo, ha stazionato sul mio faccione con regolare soddisfazione. Poi ci sono quei prodotti che magari ho usato con minore costanza, per pigrizia, abitudine o necessità, ma ogni qualvolta sentivo il bisogno di qualcosa di “diverso dal solito” sono sempre stata la mia prima scelta. In sintesi mi sono resa conto che è stato l’anno Mac e mi sono fatta paura da sola a scoprire quanto posso aver speso.

So che praticamente metà dell’anno che è “appena” finito non ho scritto praticamente nulla, ma non ho smesso certo di truccarmi. Mi sembrava quindi un un buon modo per tornare in pista lasciarvi una breve carrellata dei prodotti che ho più utilizzato e amato nel 2013.

Viso:

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– Fondotinta compatto Studio Tech NC15 – Mac
– Pro longwear blush in rosy outlook – Mac
– BB Crème in light – Erborist
– All about eye concealer – Clinique
– Pure pleasure creamy blush in firebrick twist – Kiko

Occhi:

chiamatemi anche la donnatristezza. Gli ultimi mesi del 2013 sono stati il totale piattine, poca voglia, pochissimo tempo che si traducevano in un trucco praticamente identico tutti giorni. In compenso è il settore in cui ho avuto le migliori scoperte, scusate se sono tutte Mac.
Le matite sono tornate a farla da padrone, 
perché veloci e con rischio errore azzerato – oltre ad essere comodissime per un ritocco on-the-go, la cosa che mi rende particolarmente soddisfatta (e un po’ triste da un lato) è che finalmente riesco a finire diversi prodotti per gli occhi, invece che continuare ad accumulare ombretti su ombretti che hanno mezza sfumatura di differenza. 

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– Paint pot in soft ochre – Mac
– Water eyeshadow 227 Tortora Chiaro – Kiko
– Palette showstoppers – Sleek
– Eyeliner in penna Sun Club – Essence
– Powerpoint eye pencil in Prussian – Mac
– 24/7 glide on eye pencil in Demolition – Urban Decay
– Scandaleyes shadow stick in Guilt grey– Rimmel

Labbra:
sono quasi imbarazzata al pensiero di quanti rossetti sono riuscita ad acquistare quest’anno,nel giro di 12 mesi ho un parco rossetti mac in crescita esponenziale. Avrei inserito una lista infinita ma ho cercato di inserire i più rappresentativi; sinceramente non ho trovato valide alternative, tranne due prodotti che sono riusciti a fargli concorrenza.  Rossi e Fucsia se la comandano as usual. 

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– Retro matte lipstick in Ruby Woo – Mac
– Amplified creme lipstick Girl about town – Mac
– Matte Lipstick Viva Glam vol. 1 – Mac
– Sheen Supreme Lipstick in Candy Apple – Mac
– Double touch lipstick 115 – Kiko
– Apocalyps Lip laquer lipstick in Aurora – Rimmel

Pennelli:

Probabilmente il settore che mi ha regalato maggiori soddisfazioni quest’anno, e quello in cui i miei investimenti hanno fruttato di più 🙂
Ho finalmente capito come un buon pennello può non solo migliorare nettamente un trucco regalandogli definizione e accuratezza, ma soprattutto come possa velocizzare il processo.

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– Mac 217

– Mac 224

– Laura Mercier smudge brush

– Sonia Kshuk (Pucci l.e.) detail brush

– H&M eye brush

– Inglot 30T

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– Everyday Minerals blush brush

– Sonia Kashuk (Pucci l.e.) face powder brush

– Real techniques expert face brush

– Everyday Minerals kabuki eye  brush

Unghie:

Mi rendo conto che ho una seria dipendenza da prodotti per unghie. Compro smalti a non finire e mi sento male al pensiero di come alcuni finiscono inesorabilmente per seccarsi dopo essere stati usati nemmeno dieci. Dall’altro lato non riesco a smettere e giustifico il mio comportamento al pensiero che mi cambio lo smalto con frequenza epilettica e ho 19 anni di arretrati da recuperare. 

bestnails2013

– Seche vite dry fast top coat
– Trind nail repair matt (già da un anno in giro per questi lidi)
– Kiko n. 387
– Essie Merino Cool
– China Glaze Concrete Chatwalk
– China Glaze Turned Up Turquoise (credo solo Stati Uniti)
– Sally Hansen cuticle eraser balm (ne parlavo qui)

Skincare:

Sono conscia che la mia pelle è un disastro che nemmeno Pearl Harbor e che i miracoli succedono di rado persino a Lourdes, figuriamoci a Milano, ma i prodotti di skincare continuano a deludermi costantemente. In genere alle prime applicazioni faccio venire giù il cielo perché tutto ha un effetto incredibile, ma poi con il passare del tempo è come se la mia pelle si abituasse a scatenasse i suoi diabolici anticorpi contro eventuali effetti benefici. Gli unici tre prodotti di cui non sono proprio riuscita a stancarmi e di cui, per quanto continui a provare prodotti su prodotti, non hanno ancora trovato eguali sono solo tre, perché a distanza di mesi continuo a non trovargli difetti e nemmeno degni successori.

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– Tai Chi Mask Herborist (pezzent version)
– Clarisonic Mia
– Acqua Micellare Collistar

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Out from the rabbit hole

Sono una ragazza terribile.

Ho abbandonato il blog per tempo immemore, senza nemmeno dare un cenno di vita. Per i pochi che si fossero preoccupati, si sono ancora viva e vegeta. Ma in questa estate si sono susseguiti una serie di imprevedibili eventi che mi hanno tenuto lontana dal mio spazio cibernetico. La costanza non è mai stata dalla mia, ma questa volta ho un motivo valido.

Ci sono state decisioni da prendere e aerei e fusi orari. Sveglie all’alba, il mare e la voglia di stare lontano dal mondo. Il lavoro, tanto e opprimente.
E in fondo a tutto questo un trasferimento.

Per fortuna ho affrontato questo  cambio radicale di vita insieme alla persona che amo. E al mio gatto. E anche se a volte essere in due (tre) rende le cose più impegnative, sapere che qualsiasi cosa accadrà ci sarà sempre Mister Duffy a darmi il bacio della buonanotte colora il mondo di una sfumatura di gioia  e infinite possibilità. Qualsiasi cosa mi riserverà il destino, ci terremo per mano e guarderemo l’orizzonte vicini.

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Si, la citazione è presa da Hunger Games. Sappiate che amo la saga e mi è piaciuto tantissimo il film. E sì, sono un pò cresciuta rispetto alla media dei fans.

A Luglio ho fatto uno di quei viaggi che ti cambiano un po’. Ho visto un Paese meraviglioso che mi è rimasto incastrato in gola. Sento ancora le immagini palpitarmi nel cuore, odori lontani che invadono i ricordi, mi vedo felice e stanca in una terra lontana, in cui la natura è impervia e l’uomo si è unito ad essa. L’ha domata e rispettata. É stato un viaggio davvero faticoso e bellissimo. Con lo zaino sulla schiena, le ore di sonno ridotte ai minimi termini. L’abbigliamento e il trucco ridotti ai limiti della sussistenza (stavo anche preparando un post, ma tra i preparativi e il lavoro non sono riuscita a pubblicarlo). Sono tornata in contatto con me stessa, mi sono resa conto dell’immensità delle montagne e del mondo. Siamo piccoli e futili, noi. E godere della Bellezza mi ha fatto sentire privilegiata, senza gli orpelli che disegnano la mia vita metropolitana, mi sono sentita più io che mai.

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Dopo 7 anni di felice e convulsa vita romana ho scelto Milano come prossima destinazione di vita. Ho lasciato il lavoro – sì, in questi tempi di crisi ho scelto di rinunciare al mio misero stipendio – per frequentare un Master nella città della Madonnina. Questo ha significato prepararsi per i test di ammissione, cercare inquilini per la mia amorevole caverna romana, trovare una casa a Milano, e in tutto questo continuare anche a recarmi al lavoro. E poi le bollette da pagare e contratti da leggere, abbonamenti da disdire, cambi di indirizzo da comunicare; strane parole come voltura e cedolare secca sono diventate il pane quotidiano.
Ho visto la mia casa, un agglomerato di ricordi e paccotiglia sentimentale, lentamente spogliata della mia anima. I quadri che mi ricordano quanto viaggiare faccia parte di me, sono accatastati in un angolo; i dischi e i libri a soffocare negli scatoloni. Ho dovuto scegliere cosa portare con me e cosa abbandonare, un ricatto affettivo davvero difficile da digerire. Per una donna-ghiro con la sindrome da accumulo come me, tutto questo  movimento equivale a uno tsunami esistenziale di dimensioni epiche.

Lasciare Roma non è facile. Ho già cambiato città una volta, ero più piccola e abbandonavo la terra madre, lasciando l’infanzia, la famiglia e le piccole certezze di adolescente. Ma ora è tutto più difficile. Non si tratta semplicemente di lasciare i miei e trovare una sistemazione altrove, fare bagagli leggeri e salutare tutti.
Roma è la città in cui ho scelto di crescere, in cui mi sono costruita da sola, faticosamente e dolorosamente. Ho creato la mia rete di relazioni, ho trovato l’amore, sono diventata quasi adulta, sono andata convivere e ho arredato la mia prima casa.
Roma è bella e piena di ricordi. Spero di poterci tornare spesso, perché rimarrà per sempre un pezzo del mio cuore al ghetto ebraico e l’ombra dei miei sorrisi più spontanei e sguaiati aleggerà nelle notti del Pigneto. Ci saranno le suole consumate delle mie converse a percorrere infinite volte le strade del centro, a ricordare i momenti delle passeggiate solitarie e le corse alcoliche alle prime luci dell’alba. Ci sarà per sempre una parte di me, importante, meravigliosa e triste, che rimarrà incastrata tra i sampietrini romani.

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Trasferirmi a Milano mi rende felice, sia chiaro. Sono carica di attesa ed aspettative. Elettrica come solo l’inizio di una nuova avventura ti può rendere. Sono anche quella che diceva “A Milano io? Mai!” e invece, dopo tre giorni a correre da un quartiere all’altro, camminare e saltare in metro, devo ammettere che mi ha fatto davvero una bella impressione. Non ci siamo capite al volo, mi sono sentita un pò persa e con gli occhi bassi all’inizio. Ma dopo il nostro impatto traballante ho cominciato ad innamorarmi della sua efficienza, della correttezza per strada, delle biciclette e del suo essere pianeggiante; mi sono piaciute le architetture gotiche e di respiro europeo, la piccola casa al quarto piano in cui sto per trasferirmi. Ho iniziato a prendere confidenza con i quartieri, con l’atam e la Stazione Centrale, con i negozi (pericolosissimi) e i musei. Credo che Milano abbia molto da offrirmi, spero di saperlo cogliere e non farmi fermare dalla nebbia e dal freddo.

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Il tempo per dedicarmi al blog è stato davvero poco, io stessa mi sono truccata in modo banale e ripetitivo, anche i miei acquisti si sono ridotti all’osso. Insomma, pur volendo avrei avuto davvero pochi argomenti da condividere con voi. In compenso il mio parco-rossetti si è di molto ampliato, così come la mia conoscenza del mercato immobiliare 🙂
Sono stata fuori dal giro cosmetico, lo ammetto. Ho scoperto le nuove collezioni Mac grazie ai regali di mia madre, sono entrata da Kiko ma non riuscivo a focalizzare la mia attenzione su nulla. Gli stand essence li ho visti di sfuggita correndo al supermercato in orario di chiusura. In questo periodo mi sono dedicata agli altri hobby che per troppo tempo ho trascurato.
Ma questo periodo di “dieta forzata” mi ha reso più cosciente di quello che mi serve realmente, ho conosciuto bene i prodotti in mio possesso. Ho anche (inutilmente) risistemato la mia zona trucco, scoprendo quanta roba sta lì ad aspettare inerte la data di scadenza. Sono diventata un ‘asso nei trucchi fast food, quelli che riesci a fare in 10 minuti e ad avere un aspetto decente. Mi sono focalizzata sulla base e ho capito come certi colori mi stiano meglio che altri, perchè io e la teoria dei colori siamo due rette parallele e salto il fosso con estrema difficoltà.
Devo fare però un grandissima mea culpa che spero mi perdonerete: ho lavato i miei teneri pennelli davveeero di rado. Sprizzano germi da ogni setola.

In compenso ho letto davvero un sacco di libri, sono tornata a scrivere (un racconto), ho visto una marea di serie e film per adolescenti che mi hanno ricordato che la sindrome di peter pan è sempre in agguato, anche se si cresce.

Ho ricominciato a leggere moltissimo. Il mio kindle si scaricava alla velocità della luce, passando da un genere all’altro senza timori. Dalle saghe young adult di cui mi sono innamorata, ai gialli francesi, ai “classici” inglesi che mi hanno fatto morire dal ridere, alla letteratura russa che rimane il mio unico grande folle amore.
Non che abbia mai davvero smesso davvero di leggere, ma ci sono periodi della vita in cui mi rendo conto di come solo immergermi in un libro, allontanarmi dal mondo riesce a salvarmi, a non farmi andare in ansia. Ho passato mesi di notti insonni illuminata dalle parole che scorrevano veloci, immersa nel buio e in mondi lontani. Per me i libri sono una delle principali ragioni di felicità, non potrei immaginarmi senza qualche titolo nella lista dei desideri, con la vita scandita dagli scaffali diligentemente organizzati in ordine alfabetico (sì, è una delle pochissime cose che riesco a tenere in ordine maniacale).

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E poi sono finalmente tornata a scrivere. Ho un diario da quando faccio le elementari (non sempre lo stesso), ho scritto poesie, fan fiction (perchè la nerditudine è in me!), racconti sempre incompiuti. Scrivere mi ha sempre reso libera, esorcizzando le mie paure e le mie fantasie. I dolori, i ricordi, nero su bianco acquistano una dimensione reale e comprensibile ai miei occhi. Non sono mai stata brava a parlare, non ho mai avuto la battuta pronta, ma quando ho in mano una penna tutto diventa più chiaro ai miei occhi, più semplice. Erano probabilmente anni che non mi mettevo “al lavoro” su qualcosa di serio, avevo smesso di scrivere eoni fa e ormai l’ansia di non esserne più in grado mi allontanava ancora di più dalle parole. Ma nei momenti difficili, in cui hai la sensazione di perdere te stessa, le poche armi che hai a disposizione urlano a gran voce di essere usate. Non importa quanto tu abbia la sensazione di essere incapace, devi usarle per combattere i tuoi fantasmi. E così ho iniziato a riempire diari di pensieri sconnessi e di immagini lontane. Mi sono ritrovata tra le mani un racconto (o meglio una fan fiction, rimarrò per sempre una nerd peter pan e va bene così), che sta prendendo forma a singhiozzi. E mi ha fatto ricordare di tempi lontani in cui sognavo di vivere a Parigi e di essere una scrittrice. Perchè i sogni, anche quelli irrealizzati, ci rendono ciò che siamo. Non dobbiamo mai calpestarli per un futuro più solido e certo.

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In queste settimane, sarò ancora sommersa di impegni da adulta, treni da prendere, scatoloni, chiamate da numeri sconosciuti; ma vorrei tornare a scrivervi qualcosa, a dimostrazione che anche una donna accidiosa come me non smette di truccarsi quando la vita si fa complicata. Che a 4000 metri sul livello del mare, nella foresta sotto la pioggia, tutto è ancora più bello con una riga di eye-liner waterproof.

Nelle prossime settimane vedrete qualche drama tag passare da qua – sono bellissimi e mi dispiace essermeli persi – i miei preferitissimi di questa caotica estate, un post sui miei pennelli (sono uno dei miei grandi amori ma mi sono resa conto che è un argomento in cui serve raziocinio), magari vi faccio vedere la magnifica beauty station sopra la lavatrice che tra poco smantellerò e poi sicuramente parlerò di rossetti perchè sono diventata una costante nella mia giornata.
Infine, stavo pensando di aprire una pagina facebook, perchè almeno su quella riuscirei ad essere presente, e inserire qualche post di argomenti extra-trucco, anche se non ho ancora deciso cosa, vi potrebbero interessare consigli settimanali su film (visto che è “il mio settore di competenza lavorativa”), o/e libri e musica (purchè siate interessati a canzoni tristi e dal vago sapore hipster…)?

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Sì, ci sono. Incasinata come non mai, ma ci sono.

P.S. Non ho vi ho detto dove sono stata quest’estate, avete indovinato dalle foto? (non barate!)
In caso contrario vi do un piccolissimo aiuto…enjoy!

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Tutte le foto sono state scattate da me. Sono i miei ricordi e frammenti di vita. Vi prego di non rubarle deliberatamente.

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